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Vaccini e magazzini a temperatura controllata: più spazi negli aeroporti del nord
Nove associazioni di categoria della logistica e della distribuzione di prodotti farmaceutici in Italia hanno elaborato un documento intitolato “Focus vaccini – La sfida logistica” destinato al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e alla struttura di Domenico Arcuri (Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza […]
Nove associazioni di categoria della logistica e della distribuzione di prodotti farmaceutici in Italia hanno elaborato un documento intitolato “Focus vaccini – La sfida logistica” destinato al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e alla struttura di Domenico Arcuri (Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19). Fra gli allegati al documento ce n’è uno di Assaeroporti che riassume la ricognizione condotta fra 16 scali italiani per capire quale sia la capacità di stoccaggio a temperatura controllata disponibile nel paese.
“Allo stato attuale – si legge – le infrastrutture presenti negli aeroporti nazionali dedicate al trasporto del cargo a temperatura controllata offrono una capacità di stoccaggio di: oltre 2.000 metri cubi per temperature tra +2°C e + 8°C e quasi 900 metri cubi per temperature a -20°C. Le spedizioni di merci con temperature significativamente inferiori a -20°C dovranno essere gestite tramite cool box speciali alimentati con ghiaccio secco (eventualmente posizionati nelle celle a -20°). Le infrastrutture disponibili possono essere usate per lo stoccaggio di farmaci e, dunque, potenzialmente utilizzabili anche per i futuri vaccini anti-Covid”. Sui 2.018 metri cubi di magazzini a temperatura controllata esistenti, 1.452 si trovano negli scali del Nord Italia, 531 mc al Centro e 35 mc al Sud. Più o meno le stesse proporzioni riguardano gli spazi a temperatura -20°C.
L’associazione spiega inoltre che, se necessario, la capacità di stoccaggio disponibile presso gli aeroporti può essere “almeno raddoppiata, nell’immediato, mediante la predisposizione di adeguate strutture di stoccaggio all’interno delle celle +2°C/+8°C che consentano di impilare gli europallet e ulteriormente incrementata, in tempi ragionevoli, attraverso l’adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture esistenti, individuando soluzioni ad hoc a valle degli opportuni approfondimenti in sede di tavolo tecnico istituzionale”.
Le nove associazioni che hanno chiesto a Roma un tavolo di lavoro e coordinamento per pianificare il lavoro da fare nei prossimi mesi quando i vaccini saranno pronti per la distribuzione da e per l’Italia, sono Pharmacom Italia, Assaeroporti, Assohandlers, Assaereo, Anama, Assoram, Ibar e Aicai.
Secondo quanto anticipato dal magazine online SUPPLY CHAIN ITALY “tra dicembre 2020 e gennaio 2021 dovremmo avere le prime dosi di vaccino Covid-19. Per l’Italia si prevede una distribuzione di 20-30 milioni di dosi solo nel primo trimestre del 2021 che richiederanno uno sforzo straordinario in termini di organizzazione e coordinamento di tutti gli operatori vettori aerei, spedizionieri, scali aeroportuali, dogane, hub logististici magazzini distribuzione nazionale per la conservazione, sorveglianza, compagnie assicurative”.
Fra le possibili criticità da affrontare vengono menzionate ad esempio le limitazioni alla quantità di ghiaccio secco che può trasportare un aereo, la possibilità di settaggio temperature di trasporto a bordo (indicativamente vanno da +2 a +25°C), l’ampiezza dei magazzini pharma esistenti, l’esistenza e la disponibilità di imballi idonei al trasporto richiesto.
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