Ups si sgancia da Amazon
In calo costante dal 2020 la quota di ricavi generata per il courier dal gruppo e-commerce
Dopo il picco del 2020, Ups sta via via riducendo sempre di più il peso del suo cliente Amazon in termini di volumi e fatturato. Secondo una analisi dello studio statunitense Mwpvl International, il courier ha portato nel 2022 i ricavi sviluppati grazie all’attività svolta per il big di Seattle all’11,3% del totale, quota inferiore anche all’11,6% raggiunto nel 2019, dopo il massimo (13,3%) raggiunto nel 2020, quando per effetto della pandemia Amazon si era ritrovata a corto di stiva. La quota di fatturato generata dal marketplace era però già stata ridimensionata all’11,7% l’anno successivo. Il declino si è osservato anche dal lato dei volumi, con le spedizioni per il gruppo di Seattle che nel 2021 erano state pari a 1,41 miliardi e l’anno scorso a 1,3 miliardi.
Il calo viene spiegato sia con lo sviluppo da parte del gruppo e-commerce della propria rete logistica (e aerea), ma anche con la scelta di Ups di puntare l’attenzione su business più redditizi quali quello per i prodotti healthcare e per caricatori dai volumi più piccoli, in un contesto però che per il 2023 si prospetta di flessione generalizzata dei volumi. In questo quadro la quota di spedizioni portate da Amazon durante l’anno calerà comunque ulteriormente.
Questa evoluzione del rapporto tra le due aziende richiama quella vista già nel 2019 nelle relazioni tra Amazon e Fedex. Il courier aveva optato per ‘tagliare’ del tutto dal proprio portafoglio clienti (perlomeno nel network Usa) il gruppo fondato da Jeff Bezos, che però nel suo caso pesava per circa l’1,3% delle spedizioni gestite nel paese.
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