Supply chain globali sempre più fluide per la Federal Reserve Bank di New York
Sotto la media storica il Global Supply Chain Pressure Index: a contribuire a questo risultato, sono stati l’andamento dei tempi di consegna e dei backlog nella regione europea, così come quello degli acquisti completati a Taiwan
Dopo i picchi toccati durante la pandemia, in particolare nell’aprile 2020 e nel dicembre 2021, la pressione sulle supply chain globali sta continuando a calare. Lo certifica anche l’ultima rilevazione, relativa al mese di marzo, del Global Supply Chain Pressure Index (Gscpi), l’indice elaborato dalla Federal Reserve Bank di New York (uno degli istituti parte del sistema della ‘Fed’) sulla base di un insieme di diversi indicatori globali.
Per il terzo mese del 2023, il Gscpi rimanda infatti un valore di -1,06 (dopo il -0,28 di febbraio e lo 0,96 di gennaio), pari alla deviazione standard rispetto alla media storica (fissata sullo zero). Un dato inferiore anche al picco negativo immediatamente precedente (-0,65, raggiunto nel maggio del 2019).
A contribuire a questo risultato, spiegano gli analisti, sono stati in particolare l’andamento dei tempi di consegna e dei backlog nella regione europea, così come quello degli acquisti completati a Taiwan. “I recenti movimenti del Gscpi – segnala dunque in conclusione la Federal Reserve Bank di New York – suggeriscono che le condizioni delle catene di approvvigionamento globali si sono ampiamente normalizzate dopo aver sperimentato battute d’arresto temporanee intorno alla fine dell’anno”.
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