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Economia

Spedizionieri britannici non ancora pronti alla Brexit

La maggior parte delle imprese di spedizione e logistica del Regno Unito teme di non avere personale sufficiente per svolgere in maniera fluida il lavoro aggiuntivo richiesto sotto forma di pratiche doganali dal prossimo 1 gennaio quando la Brexit a tutti gli effetti entrerà in vigore. Il periodo di transizione per il distacco dall’Unione Europea […]

di Nicola Capuzzo
29 Settembre 2020
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La maggior parte delle imprese di spedizione e logistica del Regno Unito teme di non avere personale sufficiente per svolgere in maniera fluida il lavoro aggiuntivo richiesto sotto forma di pratiche doganali dal prossimo 1 gennaio quando la Brexit a tutti gli effetti entrerà in vigore. Il periodo di transizione per il distacco dall’Unione Europea terminerà e secondo la maggioranza degli spedizionieri inglesi gli annunci governativi, le pubblicazioni e le informazioni disponibili ad oggi risultano insufficientemente accurate e chiare.

Questo sentiment emerge da un sondaggio condotto fra i suoi associati dalla British International Freight Association (Bifa) che ha appurato come la maggioranza degli intervistati nutre notevoli riserve sulla capacità di gestire i principali cambiamenti nelle relazioni commerciali del Regno Unito all’inizio del 2021, come la nuova documentazione e le nuove procedure doganali.

Quasi due terzi – il 64% degli intervistati – ritiene di non avere personale sufficiente per svolgere l’ulteriore mole di lavoro (pratiche doganali) che sarà necessario a partire dal 1 gennaio, una percentuale che è aumentata in maniera significativa rispetto alla precedente indagine simile condotta a maggio.

Robert Keen, direttore generale dell’associazione di categoria che rappresenta le società di spedizioni britanniche, afferma di ritenere che i risultati dell’ultimo sondaggio condotto da Bifa mostrano chiaramente che è necessaria maggiore chiarezza anche sui piani del Governo per quanto riguarda i confini. “I risultati indicano che la recente pubblicazione del Border Operating Model e del Moving Goods Under the Northern Ireland Protocol non hanno aiutato molto la comprensione dei membri sulle procedure riguardanti le importazioni e le esportazioni tra l’Ue e il Regno Unito e fra Gran Bretagna e Irlanda del Nord” ha detto Keen.

Ad un quesito generale sulla loro comprensione dei piani del governo britannico per il confine dopo la fine del periodo di transizione, più della metà degli intervistati ha affermato di non avere alcuna conoscenza sulla materia o di non saper dire quali altre informazioni sarebbero necessarie.

Il 70% degli intervistati ha poi dichiarato di conoscere le procedure doganali necessarie per importare merci nel Regno Unito dall’Ue dopo il 31 dicembre, mentre meno della metà dello stesso campione ha affermato lo stesso per le dichiarazioni di sicurezza. Stesso risultato poco rassicurante arriva anche dagli intervistati coinvolti nell’importazione di animali vivi e/o prodotti di origine animale, così come frutta e verdura fresca.

Medesima incertezza e scarsa conoscenza delle procedure è emersa per i movimenti di merci in esportazione dal Regno Unito verso l’Ue: il 79% degli intervistati ha dichiarato di non avere alcuna comprensione delle procedure di importazione nei singoli Stati membri dell’Unione Europea per quanto riguarda i movimenti in export dalla Gran Bretagna.

La confusione regna sovrana anche sul trade fra Regno Unito e Irlanda del Nord: alla domanda se comprendono i processi corretti relativi al commercio tra questi due mercati nell’ambito del programma “Moving goods under the Northern Ireland Protocol”, la stragrande maggioranza degli intervistati ha risposto di non comprendere le procedure doganali, né le dichiarazioni di sicurezza che saranno richieste.

Alla domanda se gradirebbero ricevere maggiori informazioni dal Governo su varie questioni, la stragrande maggioranza degli spedizionieri britannici intervistati ha risposto di sì: 86% per le procedure doganali di import/export; 71% per le merci controllate e soggette a licenza; 82% per le dichiarazioni di sicurezza; 77% per il sistema di gestione dei veicoli merci (GVMS); 85% per il servizio di trasporto merci intelligente e 62% per il servizio di assistenza ai commercianti (solo per l’Irlanda del Nord).

Keen ha poi aggiunto: “Il nostro precedente sondaggio ha rilevato che la maggior parte degli intervistati ritiene sia auspicabile un’estensione del periodo di transizione se entro il 31 dicembre 2020 non verrà concordato alcun accordo commerciale e se gli scambi del Regno Unito con l’Ue saranno condotti in linea con il Wto”.

L’associazione britannica degli spedizionieri auspica che i governanti “siano disposti ad ascoltare le significative riserve che sono state espresse dalle aziende che sono in prima linea nella gestione delle importazioni e esportazioni del Regno Unito per quanto riguarda la loro preparazione sull’attività da svolgere alla fine del periodo di transizione”.

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