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Schiavoni (Alsea) chiede più medici e meno GdF negli aeroporti
Milano – Più medici (e meno finanzieri) per curare il settore delle spedizioni italiane in import/export. Può essere riassunto così l’appello lanciato da Betty Schiavoni, presidente di Alsea, in occasione dell’assemblea annuale dell’Associazione lomabrda spedizionieri e autotrasportatori dedicata quest’anno al tema del reshoring. Tre sono i maggiori problemi che, secondo l’associazione, frenano il commercio […]
Secondo la presidente di Alsea la Sanità marittima e aerea è caratterizzata da una cronica mancanza di personale; medici e tecnici fanno sì che una spedizione giunta via aerea a Malpensa in meno di 24 ore di volo debba poi attendere anche 5/6 giorni in certi periodi per il rilascio di un semplice nulla osta documentale. “Stiamo perdendo traffici a favore di porti e aeroporti europei. Basterebbero pochi medici e tecnici per superare il problema ma non si riesce a reclutarli. Risolviamo il problema; anzitutto togliamo il numero chiuso per accedere alla Facoltà di medicina” è il primo appello contenuto nella relazione di Betty Schiavoni.
Oltre a ciò ha aggiunto: “Abbiamo una cronica mancanza di personale nelle amministrazioni pubbliche. Eliminiamo il riscontro della Guardia di Finanza all’import e export e destiniamolo ad atre mansioni, visto che l’Italia è l’unico Paese in Europa che ha un doppio controllo sulle merci, sia da parte della Dogana che della Guardia di Finanza. Non ce lo possiamo più permettere, è un controllo che è già stato svolto e spesso attendiamo ore per avere un funzionario che esegua un riscontro già effettuato da altri”.
Betty Schiavoni ha infine lanciato un terzo appello: “Gli obiettivi dei funzionari pubblici che intervengono nel momento doganale devono essere modificati. I premi vanno calcolati non solo in base ai controlli eseguiti ma anche sulla crescita dei traffici, garanti dall’efficienza delle amministrazioni stesse. Se, infatti, è un obiettivo indispensabile quello di garantire controlli efficienti, lo è altrettanto quello di consentire ai traffici di crescere per far prosperare l’economia italiana. Un obiettivo non deve andare a discapito dell’altro: serve un giusto equilibrio e, soprattutto, la giusta attenzione a tutti e due questi aspetti”.
In un passaggio della sua relazione la presidente di Alsea difende anche quello che talvolta viene definito ‘nanismo’ aziendale italiano che fa il paio con l’auspicio di avere ‘campioni nazionali’ in vari settori d’attività: “In questi anni – ha detto Schiavoni – il paradigma ‘piccolo è bello’ è stato fortemente messo in discussione ma se l’Italia è uno dei sei Paesi al mondo ad avere un surplus commerciale con l’estero (esclusi i minerali energetici) superiore ai 100 miliardi di euro lo deve anche e soprattutto alle nostre Pmi. Che sono capaci di esprimere molte leadership di nicchia anziché essere concentrate, come altri Paesi, su pochi mega settori industriali. Ciò ha consentito al Made in Italy di essere meno esposto a crisi e crolli” secondo la presidente di Alsea. “Dagli anni ’90 a oggi l’Italia è stata il Paese al mondo con il più basso grado di concentrazione dei prodotti esportati”. Un modello, insomma, da difendere secondo l’associazione lombarda degli autotrasportatori e degli spedizionieri.