Panalpina in rosso in Italia, DSV lascia a casa 136 dipendenti
La fusione (acquisizione) di Dsv e Panalpina costerà cara a molti lavoratori di quest’ultima attivi in Italia. Con una comunicazione inviata al Ministero dei trasporti, ai sindacati, alle regioni e agli ispettorati del lavoro competenti, la Federazione nazionale delle imprese di spedizioni (Fedespedi) ha infatti reso nota la procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti […]
La fusione (acquisizione) di Dsv e Panalpina costerà cara a molti lavoratori di quest’ultima attivi in Italia. Con una comunicazione inviata al Ministero dei trasporti, ai sindacati, alle regioni e agli ispettorati del lavoro competenti, la Federazione nazionale delle imprese di spedizioni (Fedespedi) ha infatti reso nota la procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti della propria associata Panalpina Trasporti Mondiali Spa con sede a cerro Maggiore (Milano).
In una lettera della controllata italiana di Panalpina indirizzata proprio a Fedespedi, sono spiegate le ragioni che hanno portato a questa scelta a seguito dell’acquisizione da parte di DSV A/S nei confronti di Panalpina Welttransport (Holding) AG completata ad agosto. “I risultati dell’attività sociale sono costantemente e pesantemente negativi da lungo tempo e hanno comportato negli ultimi anni la necessità di continue coperture delle perdite prodotte, con interventi di ripianamento per oltre 13 milioni di euro nel periodo 2015/2018” si legge nella missiva firmata da Panalpina Trasporti Mondiali. “Stante la situazione venutasi a maturare si è reso inoltre necessario un ulteriore intervento da parte della casa madre, con erogazione di contributo straordinario in conto esercizio di ulteriori 7,5 milioni (a bilancio 2018) per evitare il tracollo della società”.
Il top management della società italiana attiva nel business delle spedizioni merci via aerea e marittima prosegue affermando che “il tentativo di riacquisire spazi di mercato, pur a fronte dell’inserimento, a caro prezzo, di importanti risorse non ha portato risultati apprezzabili stante la continua regressione del mercato e la costante riduzione dei margini di profitto, viepiù erosi dall’eccessivo aumento dei costi, nel velleitario tentativo di riequilibrare l’azienda”. L’andamento finanziario è in realtà ancora peggiore di quanto risultante dall’ultimo bilancio “per la presenza di latenti problematiche fiscali” emerse a seguito di accertamenti dell’Agenzia delle Entrate negli esercizi compresi fra il 2012 e il 2014.
La comunicazione della filiale italiana di Panalpina conclude quindi dicendo: “Tenuto tutto questo in considerazione e verificata l’impossibilità di porre fine all’emorragia finanziaria ed economica, il Consiglio si vede costretto a evidenziare la grave e perdurante negatività che caratterizzano l’attività sociale e, non potendo farsi carico di ulteriori possibili oneri, ritiene necessaria la cessazione dell’attività”. A farne le spese saranno 136 dipendenti distribuiti fra le filiali di Bologna (9), Cerro Maggiore (83), Firenze (11), Genova (16), Roma (9) e Vicenza (8).
I sindacati FILT CGIL, FIT CISL e Uiltrasporti hanno indetto un’assemblea sindacale per i lavoratori di Panalpina e della Cooperativa Crono impiegati presso lo stabilimento di Cerro Maggiore peer la mattina di venerdì 15 novembre.
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