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Estero

Nuovo Ceo e turbolenze varie per Cma Cgm Air Cargo

Cma Cgm ha un nuovo amministratore delegato: si tratta di Guillaume Lathelize, che prende così il posto di Olivier Casanova. Quest’ultimo, che aveva assunto l’incarico nel marzo 2021, ritornerà ora al ruolo di vice responsabile finanziario del gruppo francese (prima ancora era stato Cfo di Ceva Logistics). La nomina di Lathelize è avvenuta a pochi […]

di Nicola Capuzzo
5 Ottobre 2022
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Cma Cgm ha un nuovo amministratore delegato: si tratta di Guillaume Lathelize, che prende così il posto di Olivier Casanova. Quest’ultimo, che aveva assunto l’incarico nel marzo 2021, ritornerà ora al ruolo di vice responsabile finanziario del gruppo francese (prima ancora era stato Cfo di Ceva Logistics).

La nomina di Lathelize è avvenuta a pochi giorni di distanza dal lancio di Msc Air Cargo, che come suo responsabile ha indicato Jannie Davel, il quale ha al suo attivo incarichi in Delta Cargo, Emirates SkyCargo e Dhl. Come il suo predecessore, e a differenza di Davel, Lathelize non ha nel suo cv trascorsi nel segmento della aviazione, avendo in passato ricoperto il ruolo di vice presidente per l’area commerciale del gruppo Cma Cgm e avendo in precedenza lavorato per Bolloré Transport & Logistics.

La scelta di inserire un ‘non addetto ai lavori’ ai vertici della disicione aerea di Cma Cgm secondo alcuni commentatori suggerisce che il gruppo voglia lasciare ampio spazio di manovra del business ai partner di Air France Klm, preferendo mantenere soprattutto una funzione di supervisione. A questa conclusione sembra indirizzare anche la recente fuoriuscita dal management della divisione cargo aereo di Cma Cgm del responsabile commerciale Mark Sutch, con esperienze in Cathay Pacific, che ha lasciato l’incarico lo scorso luglio dopo meno di tre mesi dalla nomina, subito seguito dal responsabile operativo Hughes Marchessaux.

Al di là dei casi dei singoli, gli avvicendamenti sembrano mostrare che nel gruppo francese si stanno confrontando differenti visioni rispetto a come la divisione aerea dovrà interpretare il suo ruolo.

Al riguardo, Stat Times ha evidenziato come, prima di lasciare l’incarico, Casanova, intervenuto la scorsa settimana allo Iata World Cargo Symposium, aveva sottolineato come il settore del cargo aereo funzionasse in modo differente da quello marittimo e che nel primo “gli spedizionieri aggiungono valore e forniscono servizi che i vettori non sono in grado [di fornire]. La testata ha anche fatto notare che la sua sostituzione con Lathelize è stata annunciata il giorno successivo a quello in cui si è tenuto questo discorso.

Una visione simile a quella espressa da Casanova era però anche quella del già fuoriuscito Sutch. Il manager, che peraltro sempre a Stat Times aveva spiegato di aver appreso dell’accordo siglato da Cma Cgm solo quando questo è stato annunciato ufficialmente, mentre già ricopriva il ruolo di responsabile commerciale della divisione aerea, ha scritto in seguito al suo addio al gruppo un post in cui ha evidenziato alcuni degli errori che a suo dire rischiano di compiere i vettori marittimi che ‘sbarcano’ nel cargo aereo.

Tra questi, quello su cui ha più insistito riguarda proprio il ruolo degli spedizionieri. Le compagnie di navigazione che ritengono di poter gestire il trasporto aereo senza gli di loro, secondo Sutch, “falliranno”, dato che la categoria al momento gestisce oltre il 90% del trasporto aereo mondiale di merci e “l’industria non è pronta od organizzata operare in modo disintermediato”. Allo stesso tempo, i carrier non devono dare per scontato che l’avere una grande base clienti di Bco (beneficial cargo owner) o spedizionieri nell’ambito dei trasporti marittimi generi necessariamente “volumi per via aerea, e poi proprio sul network che stai preparando”, il quale peraltro “non è molto flessibile”. Il suggerimento di Sutch è quindi quello di continuare a ricorrere ancora alla firma di accordi a tre parti, in cui al fianco di vettori e caricatori siano presenti i freight forwarder. Altre indicazioni riguardano il tenersi lontani dal “Sacro Graal” delle rotte transpacifiche (che succhiano risorse e non sempre garantiscono rendimenti”), di scegliere una strategia (ad esempio, puntare sulla flessibilità ma farla pagare di conseguenza) e attenersi a quella e più in generale di avviare le operazioni affidandosi a soggetti che offrano servizi Acmi e prima “testare le acque”.

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