Nel futuro prossimo del cargo aereo non si vede una peak season
Secondo Clive Data Services (Xeneta) la debolezza sul mercato delle spedizioni via mare non preannuncia nulla di buono anche per i trasporti via aerea
Sebbene il calo del trasporto aereo merci sembra essersi ridimensionato negli ultimi mesi, non ci sono segnali che il settore nel prossimo futuro potrà godere di una peak season nonostante molti abbiano espresso la speranza di una ripresa negli ultimi mesi dell’anno.
Gli ultimi dati di Clive Data Services (Xeneta) mostrano che ad agosto la domanda in termini di peso caricabile è diminuita dell’1% su base annua per il quarto mese consecutivo, con un miglioramento rispetto ai primi quattro mesi.
La capacità ad agosto è aumentata del 7% rispetto allo scorso anno e il fattore di carico dinamico – che tiene conto sia del volume che del peso – è migliorato di tre punti percentuali, raggiungendo il 56%.
Sebbene il calo dei volumi si sia ridotto con il procedere dei mesi per Niall van de Wouw, chief airfreight officer di Xeneta, gli ultimi dati compromettono le speranze di un aumento dei volumi ad agosto e di una ripresa della domanda negli ultimi quattro mesi del 2023. Secondo Van de Wouw la debolezza del mercato delle spedizioni via mare, che tende ad avere il suo picco stagionale a settembre, rappresenta un segnale di ciò che si vedrà anche nel cargo aereo.
“Stiamo cogliendo segnali che indicano che potrebbero essere necessari ancora alcuni trimestri prima di vedere una maggiore domanda a livello globale” ha dichiarato l’analista di Xeneta.
“Agosto – ha aggiunto – è stato molto tranquillo, così come luglio, e non vediamo segnali significativi da un punto di vista qualitativo o quantitativo di alcun tipo di picco quest’anno. Potrebbero esserci alcune richieste di noleggio all’inizio della stagione di punta, ma sono sostenute da una domanda molto limitata. Le tariffe (basse) e i tempi limitati che i richiedenti stanno cercando indicano che al momento non sono troppo preoccupati di ottenere la capacità richiesta quando ne avranno effettivamente bisogno”.
Recentemente il responsabile della gestione dei ricavi, della flotta e del network di Etihad Cargo, Leonard Rodrigues, ha dichiarato che i prezzi dei voli charter per il quarto trimestre sono già aumentati di circa il 20-25% rispetto al terzo trimestre (l’anno scorso non c’era stato alcun aumento) perciò ha previsto “un certo livello di picco perché alcuni avranno bisogno di capacità di 100 tonnellate e i noli stanno già aumentando”. Tuttavia, ha aggiunto, “non sembra che al momento si possa arrivare a un mercato ad hoc che si contende l’ultima capacità di pallet su ogni volo”.
Van de Wouw ha detto di aspettarsi che il rallentamento del mercato del trasporto aereo merci si traduca in un maggior numero di accordi a lungo termine stipulati dai caricatori. “I caricatori saranno senza dubbio tentati di concludere più accordi a lungo termine perché il livellamento dei volumi e l’imminente riduzione di alcune capacità significa che il mercato non può essere migliore di quello attuale per gli acquirenti di capacità” è il parere dell’analista di mercato.
I dati di Clive hanno mostrato che i prezzi spot sono diminuiti del 37% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 2,19 dollari al kg in agosto, con un leggero calo rispetto ai 2,20 dollari di luglio. Secondo il data provider, delle 10 principali rotte commerciali monitorate nell’ultimo mese, solo Cina – Usa e Sud-est asiatico – Usa hanno registrato una crescita, con tariffe aeree spot in aumento rispettivamente del 3% e del 4% su questi trade.
“Ciò è attribuito a un’economia statunitense più resistente, con forti vendite al dettaglio e, in una certa misura, anche a una ripresa ritardata della capacità di carico passeggeri fra Usa e Cina, che sta crescendo a un ritmo molto più lento rispetto a quella sulla rotta Europa – Cina” dicono da Cive.
In conclusione la società di analisi sostiene che “tuttavia, a causa della carenza di capacità generata da varie questioni geopolitiche, le tariffe spot del trasporto aereo dall’Asia nordorientale al Medio Oriente e all’Asia centrale, dall’Asia nordorientale all’Europa, dalla Cina agli Stati Uniti e dalla Cina all’Europa sono rimaste molto elevate, con un aumento di circa il 55% rispetto ai livelli pre-pandemia”.
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