Malpensa resterà lo scalo re nelle merci (con alcuni comprimari)
L’impostazione del network aeroportuale italiano è stato discusso da Anama insieme ai rappresentanti di Orio, Genova e Grottaglie
Orio al Serio (Bergamo) – Malpensa è e resterà l’hub aeroportuale italiano delle merci, con alcuni scali secondari ad affiancarlo. Su questa visione del sistema aeroportuale italiano si sono trovati pressoché d’accordo tutti i relatori chiamati sul palco del secondo Forum di Air Cargo Italy – quest’anno dal titolo – “Nuovi player e nuove opportunità nel cargo aereo in Italia”, con alcuni distinguo però rispetto al ruolo e alla funzione che gli aeroporti minori possono interpretare.
A sostenere la validità di questa impostazione è stato innanzitutto il presidente di Anama Alessandro Albertini, che pure a seguito delle criticità osservate di recente nella cargo city dello scalo varesino aveva lanciato alcune proposte dirompenti tra cui la possibilità di bloccare temporaneamente i voli cargo nello scalo con l’obiettivo di smaltire le giacenze e quella di dirottare parte dei traffici su altri aeroporti nazionali.
“Malpensa rimane l’aeroporto cargo italiano, i voli freighter continueranno ad arrivare lì” anche se “altri scali possono diventare importanti per specifiche merci e attività” ha affermato Albertini, che però quanto alla giusta collocazione da attribuire all’hub principale e ai suoi comprimari ha evidenziato la necessità di un coordinamento centrale ad opera del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, coordinamento che ora manca. Un segnale positivo in questo senso, secondo il presidente di Anama, è la recente “riattivazione del tavolo del cargo aereo”, che dovrebbe avere il compito anche di “definire specializzazioni ed evitare competizioni sul prezzo”. Al riguardo va ricordato che la bozza del nuovo Piano Nazionale Aeroporti, che prevedeva di limitare l’attività cargo a 9 scali in Italia, avviando gli altri a un graduale phase out, risale al 2022).
Questa impostazione è stata messa in parte in discussione da Massimo Roccasecca, ora in Sacbo dopo un passato da cargo manager in Save, in particolare presso l’aeroporto di Brescia. “Malpensa può anche non essere la scelta automatica per un operatore all cargo, ricordiamo che ad esempio ci sono nel mondo aeroporti solo merci per operatori full cargo” ha commentato, citando tra le difficoltà per lo scalo anche quelle relative alla espansione della cargo city. “Fermo restando il ruolo di hub di Malpensa, c’è l’esigenza di essere sempre più vicino al cliente finale” ha affermato Roccasecca, per il quale gli scali cosiddetti minori potranno spiccare proponendo una offerta “tailor made e residuale” rispetto a quella dello scalo varesino, il quale “per alcuni prodotti richiede troppa difficoltà e complessità”. Il manager di Sacbo ha poi riproposto la sua visione di un rapporto di collaborazione tra gli scali, da attivare in particolare “quando uno di questi va in crisi”. Un modello che il manager già nella prima edizione del Forum di AIR CARGO ITALY ricordava di avere proposto, allora nelle vesti di responsabile merci dell’aeroporto di Montichiari, già nel dicembre 2021, quando la congestione dei magazzini di Malpensa aveva raggiunto un massimo, rimanendo però inascoltato.
Tra coloro che hanno, prevedibilmente, ribadito la bontà dell’offerta anche degli scali di secondo piano c’è stato anche Giovanni Costantini, già cargo manager di Malpensa e ora promotore del progetto Tar Mediterranean Air Cargo Terminal Grottaglie, dedicato in particolare all’export di ortofrutta pugliese e del Meridione.
Preannunciando il completamento “entro un paio di mesi del nuovo magazzino”, Costantini ha illustrato il progetto per fare dello scalo pugliese un aeroporto servito da collegamenti che “alimenteranno il grande hub di un vettore straniero”, nella fattispecie quello di Istanbul di Turkish Airlines. In seconda battuta Tar, ha spiegato, sarà servito da compagnie (leggasi Poste Italiane) che lo raggiungeranno “nell’ambito di collegamenti internazionali”, per imbarcare merce in export quali funghi in export dalla Puglia.
A condividere l’idea che possano esistere una funzione e un mercato anche per gli scali secondari è stato naturalmente anche Andrea Giachero, presidente di Spediporto, associazione promotrice del progetto Goas nell’aeroporto di Genova. In particolare, secondo Giahcero, il consorzio – che, ha segnalato, ha già iniziato a operare nel Cristoforo Colombo, “pallettizzando” merce per Ita Airways – potrà trovare un suo ruolo gestendo volumi per l’industria locale, in particolare merci destinate alla cantieristica navale (Fincantieri ma non solo), di Leonardo e recuperando quelli di Ansaldo Energia (che fino a qualche anno si serviva dello scalo per movimentare parti di turbine per via aerea). Un’altra produzione tipicamente locale che rappresenta una candidata ideale al trasporto aereo (in quanto deperibile), ha aggiunto Giachero, è quella florovivaistica “che perdiamo a favore di aeroporti come Nizza o Amsterdam”.
F.M.
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