Lieve crescita (+0,35%) degli scambi commerciali globali anche a inizio 2025 per Unctad
L’agenzia Onu stima che durante il 2024 questi siano stati pari a 33 ‘trilioni’ di dollari, con un +2% fatto segnare in particolare dai beni e un +9% dai servizi

Gli scambi commerciali globali hanno vissuto una crescita significativa (+3,7%) nel 2024, con una traiettoria che però ha perso slancio negli ultimi due trimestri. Complessivamente l’anno si è chiuso con un incremento del 9% nei servizi, e del 2% nelle merci, per circa 33 ‘trilioni’ di dollari in valore.
Lo evidenzia Unctad nel suo ultimo Global Trade Update 2025, pubblicato nei giorni scorsi, che calcola quindi per lo scorso anno una progressione superiore a quella di cui aveva parlato nell’ultimo aggiornamento diffuso lo scorso dicembre (+3,3% in valore)
Una progressione, rileva ancora l’agenzia Onu per il commercio globale, equivalente a una crescita per 1,2 trilioni di dollari in valore sul 2023, con un contributo a questo importo aggiuntivo arrivato per 500 miliardi dalle merci e per 700 milioni dai servizi.
Nell’ultimo trimestre 2024 in particolare gli scambi relativi alle merci, prosegue il report, sono aumentati di meno dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre quelli relativi ai servizi sono saliti di circa l’1%. Relativamente alla prima componente, resta inoltre tra gli analisti il fondato sospetto che a mantenere alto il loro livello sia stato il frontloading, ovvero l’acquisto e spedizione anticipata di beni in vista dell’introduzione dei nuovi dazi annunciati o ventilati dal presidente Usa Donald Trump.
Quanto al 2025, per gli scambi di merci Unctad tramite il suo ‘nowcast’ – previsioni ‘istantanee’, aggiornate di settimana in settimana – dello scorso 11 marzo calcolava un +0,35% in valore e uno +0,28% in volume per il primo trimestre.
Tornando alle tendenze viste lo scorso anno, e guardando più da vicino alle relazioni, il report evidenzia che negli ultimi 4 trimestri la crescita degli scambi dei paesi in via di sviluppo ha sopravanzato quella delle economie più mature, e che in particolare i rapporti commerciali sud – sud hanno performato sopra la media globale, grazie alle economie di Asia orientale e meridionale.
Spostando lo sguardo sulle singole macro-economie, relativamente allo scambio di merci l’agenzia Onu rileva come l’Unione Europea abbia chiuso il 2024 con un netto calo delle importazioni (-4%) e un lieve aumento dell’export (+1%), a fronte però di un quarto trimestre a segno rosso su entrambi i flussi (-3% in import, -4% in export).
Tra le economie maggiori gli Usa hanno invece archiviato il 2024 con andamenti positivi in entrambe le direzioni (+6% in ingresso, +2% in uscita), con una leggera flessione negli ultimi tre mesi per i flussi in export (-1%). Positivi (anche in chiusura d’anno) invece le dinamiche di Cina e India, che chiudono il 2024 con importazioni rispettivamente a +1% e +6% ed export a +5% e +2%.
Relativamente al 2025, se da un lato incombono le politiche tariffarie statunitensi (ed è probabile un rallentamento dovuto al fatto che molti scambi siano stati completati anzitempo per evitarle), dall’altro una spinta positiva potrà arrivare dall’allentamento dell’inflazione globale e dagli stimoli economici previsti in Cina, con un obiettivo di crescita del 5% nel paese.
L’agenzia Onu ha comunque voluto elencare quelli che ritiene i fattori che più potranno incidere sugli scambi commerciali globali nel 2025. Il primo, inevitabilmente, è quello relativo alle politiche protezionistiche, in cui misure relative agli scambi commerciali si interlacceranno a obiettivi non economici. In particolare l’introduzione di dazi su acciaio e alluminio potrebbe avere forte impatto sulle catene del valore regionali e globali, potendo arrivare a modificare i modelli e le fonti di approvvigionamento. Le tensioni tra economie maggiori possono poi portare a effetti a catena che possono arrivare a coinvolgere paesi terzi o segmenti industriali anche non direttamente colpiti dalle misure.
Altre dinamiche che impatteranno sullo sviluppo delle relazioni commerciali saranno l’urgenza di rispettare gli impegni climatici, che modellerà le politiche industriali e commerciali fino al 2025, ma anche il potenziale di rallentamento economico nei prossimi trimestri. L’andamento in calo dei noli (container ma anche per il trasporto di commodities) negli ultimi mesi secondo Unctad potrebbe riflettere una riduzione della domanda globale, sia per gli input intermedi che per i beni trasformati. Un fenomeno che, considerando in particolare la domanda inferiore di spedizioni alla rinfusa, potrebbe preludere a una contrazione in arrivo nel commercio globale e a una produzione industriale più debole.
F.M.
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