L’aeroporto di Cuneo vuole un polo logistico per agroalimentare e vino
C’è anche Geac, la società che ha in gestione l’aeroporto di Levaldigi (Cuneo), tra i promotori del progetto ‘Polo Food Wine’, che mira a realizzare un parco logistico a Bra al servizio delle aziende del comparto agroalimentare e vinicolo del Basso Piemonte. L’iniziativa vede come prima ideatrice l’avvocato braidese Annalisa Genta, consigliere comunale del comune […]
C’è anche Geac, la società che ha in gestione l’aeroporto di Levaldigi (Cuneo), tra i promotori del progetto ‘Polo Food Wine’, che mira a realizzare un parco logistico a Bra al servizio delle aziende del comparto agroalimentare e vinicolo del Basso Piemonte.
L’iniziativa vede come prima ideatrice l’avvocato braidese Annalisa Genta, consigliere comunale del comune piemontese, di cui è stata anche candidato sindaco per il centrodestra alle ultime elezioni amministrative.
L’idea del polo ‘Food wine’ avrebbe però già trovato altri sostenitori di peso. Al comitato promotore costituito all’inizio di novembre, riferisce la stessa Genta, avrebbe infatti già aderito non solo appunto Geac, ma anche Finpiemonte, la finanziaria della Regione Piemonte Finsa Spa e Iren energia Spa, nonché svariati soci individuali.
Nel dettaglio secondo i promotori il polo dovrebbe poter ospitare celle di stoccaggio, box e depositi, punto informazioni, area di sosta per autotrasportatori, e naturalmente collegato con la ferrovia, l’aeroporto e l’autostrada, nonché dotato di uno sportello dei servizi amministrativi del settore, di un centro congressi e di spazi per la vendita diretta dei prodotti.
L’iniziativa è stata salutata con favore dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio che ha parlato del progetto come “importante” per le aziende agroalimentari e vitivinicole, dicendo anche che potrà “inserirsi in modo sinergico nel quadro della logistica delineato dal piano regionale della mobilità e dei trasporti”.
Relativamente ai finanziamenti per sostenerla, Genta ha ipotizzato una candidatura del progetto nell’ambito dei fondi del Recovery Fund o in alternativa il ricorso a bandi di finanziamento regionali ed europei dedicati al settore agroalimentare e non, nonché ovviamente il coinvolgimento di privati e fondazioni locali.
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