Il Mit “sta finalizzando il Piano Nazionale Aeroporti”
Nell’Allegato al Dfp, il dicastero sottolinea come questo sia improntato alla policentricità e alla razionalizzazione del network esistente

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sta “finalizzando il nuovo Piano Nazionale Aeroporti”, quale documento di indirizzo politico e tecnico di riferimento per la pianificazione del settore “con orizzonte temporale al 2035”. Lo si legge nell’Allegato Infrastrutture, Mobilità e Logistica al Documento di Finanza Pubblica, elaborato dallo stesso dicastero e pubblicato oggi.
Nel merito il Mit non fornisce indicazioni specifiche su quel che si sta prevedendo per il cargo, ma dalla lettura del testo emergono alcuni principi che ne stanno orientando la stesura che dovrebbero valere anche per l’attività merci. In primis quello della ‘policentricità’, obiettivo ricercato per evitare che nei prossimi anni possa esserci una crisi determinata dalla crescita esponenziale del traffico e dall’esaurimento della capacità disponibile. Questa, si legge, consiste nel valorizzare “l’apporto capacitivo degli scali meno congestionati, valorizzando gli aeroporti con capacità residua”, ma anche perseguendo lo sviluppo infrastrutturale di Fiumicino, Malpensa, Venezia e Catania “quali centri collettori del maggior traffico del paese”.
Un principio ribadito ancora nel testo è che il piano punta però a “razionalizzare il network aeroportuale esistente, attraverso il superamento del concetto degli aeroporti autonomi e dei bacini di traffico con l’individuazione di sistemi aeroportuali integrati che raggruppano i servizi offerti da ciascuno scalo all’interno di una logica gestionale sinergica”. Il tutto cercando di riconciliare il trasporto aereo con la tutela dell’ambiente.
Altro punto chiave evidenziato è che il piano “non promuoverebbe la realizzazione ex novo di infrastrutture aeroportuali”, salvo che in presenza di “una analisi critica dello sviluppo che mostri gli evidenti benefici ambientali e sociali”. Piuttosto, l’obiettivo a cui si mira è la “applicazione di best practice internazionali, l’efficientamento delle operazioni on ground, l’ottimizzazione delle capacità infrastrutturali e l’impiego della più avanzata tecnologia attualmente disponibile”. Secondo il documento, interventi di efficientamento e ottimizzazione delle
operazioni potrebbe generare un “fattore correttivo” di incremento di capacità che “potrebbe variare tra il 10 e il 20%”.
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