Il Governo sonda l’interesse di Air China per il 49% di Alitalia
La delegazione del Ministero per lo sviluppo economico italiano che è andata in missione in Cina nei giorni scorsi ha cercato anche investitori interessati al rilancio di Alitalia. Lo riporta il Corriere.it spiegando che il sottosegretario Michele Geraci a Pechino ha sondato l’interesse di due gruppi, uno dei quali era Air China, compagnia di bandiera […]
La delegazione del Ministero per lo sviluppo economico italiano che è andata in missione in Cina nei giorni scorsi ha cercato anche investitori interessati al rilancio di Alitalia. Lo riporta il Corriere.it spiegando che il sottosegretario Michele Geraci a Pechino ha sondato l’interesse di due gruppi, uno dei quali era Air China, compagnia di bandiera di proprietà della Repubblica popolare già attiva sul mercato italiano.
Il governo, assicura il sottosegretario, “non vuole svendere i nostri asset, e possibilmente nemmeno venderli, persegue l’obiettivo degli investimenti. Per Alitalia non siamo alla ricerca di una società che la salvi, ma che la rilanci credendoci e investendoci per motivi strategici. Niente idee tipo Air France o Etihad 2.0. Io penso che qui in Cina ci sia un’opportunità importante”. Il professore ha spiegato che visti i crescenti interessi cinesi in Africa, in Europa meridionale e in America Latina, Alitalia può offrire un hub intercontinentale ed è l’unica compagnia europea dove Pechino può investire. Arrivando fino a una quota del 49%.
La Task Force Italia per la Cina nella visione di Geraci deve mettere sul tavolo dei negoziati commerciali più temi contemporaneamente «perché così si può concedere su uno e ottenere condizioni più vantaggiose su un altro». Si deve aumentare l’interscambio (oggi sui 40 miliardi di euro l’anno ma con un deficit italiano). E bisogna «eliminare l’approccio individuale delle nostre Pmi. Le piccole e medie imprese italiane fanno poco qui in Cina rispetto a quelle francesi o tedesche perché si presentano da sole in un mercato vastissimo e difficile. Serve una digitalizzazione e internazionalizzazione». E per quanto riguarda gli investimenti cinesi in Italia, l’obiettivo è che ci sia una quota «greenfield, che parte da zero per costituire un’attività produttiva».
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