Il frontloading affolla le spedizioni aeree in chiusura del 2024
Il timore per l’introduzione di dazi da parte di Trump ha alimentato un picco negli invii di fine anno
La fine del 2024 – riferisce AirCargoNews – si è chiusa con una inaspettata fiammata delle spedizioni aeree globali, solitamente in rallentamento dopo il 5 dicembre.
La ha rilevata la società taiwanese Dimerco Express, che ne ha attribuito l’origine alla decisione degli operatori di anticipare le operazioni per il timore della prossima introduzione – dopo il 20 gennaio, giorno dell’insediamento della nuova amministrazione Trump – di nuovi dazi doganali tra Cina e Usa.
Secondo gli analisti, ad affollare le stive sono state in particolare, da metà dicembre, le spedizioni di prodotti di elettronica, così come di general cargo. “Quest’anno – ha spiegato la società – il picco è atteso fino alla fine di gennaio, appena prima del Capodanno cinese (che cadrà il 29 del mese, ndr)”. La cosa interessante, ha aggiunto, è come il general cargo abbiamo evitato la corsa nei mesi di ottobre e novembre per ottimizzare capacità e costi. Questo non ha però impedito a molti operatori di servirsi della via aerea per inviare merce dalla Cina agli Usa prima del 20 gennaio 2025.
Relativamente agli effetti sulla disponibilità di stiva, la testata ha riscontrato che una compagnia aerea interpellata ha dichiarato di non avere più capacità fino alla fine di dicembre su una rotta dalla Cina agli Usa, mentre altre hanno cancellato servizi al di fuori degli Stati Uniti.
La situazione osservata nelle spedizioni aeree trova somiglianze anche in quelle marittime. In particolare fino alla scorsa settimana gli analisti riscontravano bruschi rialzi dei noli per trasporti via container dalla Cina verso gli Usa lungo la rotta transpacifica. Anche in quel caso, secondo gli osservatori, un riflesso della corsa agli invii di merce, con il duplice scopo di anticipare sia l’eventuale introduzione di dazi da parte di Trump, sia l’avvio di scioperi nei porti Usa della costa ovest e del Golfo. Come noto, il duro confronto che aveva visto contrapposti i lavoratori, riuniti nella Ila (International Longshoremen’s Association), e le compagnie di navigazione, rappresentate dalla Usmx (United States Maritime Alliance) si era chiuso lo scorso ottobre con il raggiungimento di una intesa temporanea e il rinvio al 15 gennaio 2025 della scadenza del contratto attualmente in vigore per permettere alle parti di proseguire nella trattativa su uno dei temi più caldi del dossier, ovvero quello relativo alla introduzione di elementi di automazione negli scali.
Negli ultimi giorni della campagna elettorale, sia Trump, sia la sua sfidante Kamala Harris, sia l’uscente Joe Biden si erano schierati dalla parte dei portuali, una posizione poi ribadita con forza dal presidente eletto anche dopo l’esito delle urne.
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