Iacobacci (Pharmacom Italia): “Servono community aeroportuali per il pharma”
Fiumicino (Roma) – “I principali aeroporti cargo in Italia sono tre: Roma Fiumicino, Milano Malpensa e Venezia: questi scali sono pronti a gestire l’export farmaceutico italiano? Negli aeroporti italiani i privati hanno investito milioni di euro in strutture per il pharma. Dove sono i gestori aeroportuali? E’ possibile dover attendere 5 anni per una licenza […]
Fiumicino (Roma) – “I principali aeroporti cargo in Italia sono tre: Roma Fiumicino, Milano Malpensa e Venezia: questi scali sono pronti a gestire l’export farmaceutico italiano? Negli aeroporti italiani i privati hanno investito milioni di euro in strutture per il pharma. Dove sono i gestori aeroportuali? E’ possibile dover attendere 5 anni per una licenza indispensabile per utilizzare un dolly sottobordo?”.
Questi sono alcuni degli interrogativi posti da Fabrizio Iacobacci, presidente dell’associazione Pharmacom Italia, intervenuto alla presentazione del nuovo pharma hub inaugurato da Jas a Fiumicino. Nella stessa occasione a rappresentare l’associazione italiana di esperti di logistica specializzata nel prodotto farmaceutico c’erano anche marco Del Giudice ed Elio Vari.
Preannunciando l’ormai prossima approvazione del progetto “Requisiti infrastrutturali e di servizio per la distribuzione dei medicinali per uso umano e veterinario, dispositivi medici e dispositivi diagnostici in vitro” da parte di Uni Ente Italiano di Normazione, Iacobacci ha posto l’accento sull’urgente necessità di creare una comunità di stakeholders.
“La community di Roma Fiumicino non ha mai prodotto nessun risultato. Perché invece a Bruxelles funzionano queste community?” ha domandato il vertice di Pharmacom Italia, associazione che “sta lavorando nella formazione per la definizione di un ruolo semplice: quello del pharma manager. Un progetto di formazione per creare una figura che possa essere un soggetto che conosce il linguaggio comune per tutta la filiera”.
Cosa manca dunque agli aeroporti? “Manca la sintesi istituzionale” è la risposta di Iacobacci. “Manca lo studio delle problematiche del territorio, delle problematiche della filiera per la definizione di standard comuni. Non manca il tecnicismo, manca la comunità, la capacità di codificare gli standard ai desiderata che il mercato richiede. Questo si può fare solo testando e facendo le prove con i rappresentanti della produzione farmaceutica”.
Il traguardo è “arrivare a creare le community. I caricatori devono spingere sui vettori, sugli handler e sugli aeroporti. Il mercato della produzione indichi agli operatori della logistica cosa serve e cosa si può fare. Le trade lane con dei servizi di logistica point to point garantiti non si possono fare senza avere comunità. I soggetti aeroportuali devono (così come spingono i droni) insistere anche sul business pharma” è l’appello di Iacobacci. Secondo il quale “gli aeroporti non hanno avuto la stessa sensibilità messa in campo dai privati per comprendere e fare crescere il trasporto aereo merci di prodotti farmaceutici”.
Nicola Capuzzo
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