I prodotti italiani più a rischio nella guerra dei dazi
La minaccia di Trump di imporre tasse aggiuntivi sui vini francesi fa tremare l’Italia che è il principale esportatore di vino negli Stati Uniti sia in quantità che in valore, davanti proprio ai cugini d’Oltralpe. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in occasione del vertice […]
La minaccia di Trump di imporre tasse aggiuntivi sui vini francesi fa tremare l’Italia che è il principale esportatore di vino negli Stati Uniti sia in quantità che in valore, davanti proprio ai cugini d’Oltralpe. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in occasione del vertice del G7 a Biarritz sulla possibilità di imporre tariffe aggiuntive sui vini francesi come ritorsione per la tassa sulle grandi società digitali statunitensi, come Google, Apple, Facebook e Amazon definitivamente approvata dal parlamento francese l’11 luglio.
Si alimenta una pericolosa spirale che – sottolinea la Coldiretti – rischia di travolgere i rapporti commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea sui quali pende la pericolosa procedura avviata dal Dipartimento del Commercio statunitense (USTR) nell’ambito dello scontro sugli aiuti al settore aereonautico che coinvolge l’americana Boing e l’europea Airbus. L’amministrazione Trump –continua la Coldiretti – ha elaborato una black list di prodotti europei sulla quale applicare un aumento delle tariffe all’importazioni fino al 100% del valore in caso di mancato accordo sul contenzioso.
Nella black list ufficiale pubblicata sul registro Federale Usa ad essere maggiormente colpiti sono nell’ordine la Francia, l’Italia e la Germania e non c’è dubbio che a pagare il conto più salato per il Belpaese sia il Made in Italy agroalimentare con – spiega la Coldiretti – vini, formaggi, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, agrumi, olive, uva, marmellate, succhi di frutta, pesche e pere in scatola, acqua, superalcolici e caffè, ma anche la moda, i materiali da costruzione, i metalli, le moto e la cosmetica.
In gioco ci sono 4,5 miliardi di esportazioni Made in Italy con settori di punta dell’agroalimentare nazionale in Usa a partire dal vino che con un valore delle esportazioni di 1,5 miliardi di euro nel 2018 è il prodotto Made in Italy più colpito, l’olio di oliva le cui esportazioni nel 2018 sono state pari a 436 milioni, la pasta con 305 milioni, formaggi con 273 milioni, secondo lo studio della Coldiretti
La mossa protezionista, secondo la denuncia della maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, risponde alle sollecitazioni della lobby del falso Made in Italy alimentare che in Usa fattura 23 miliardi di euro secondo una stima della Coldiretti. Ad essere più imitati, infatti, sono proprio i salumi e i formaggi italiani presenti nella lista. Infatti la produzione di imitazioni dei prodotti caseari in Usa secondo l’analisi Coldiretti su dati USDA ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni ed è realizzata per quasi i 2/3 in Wisconsin e California mentre lo Stato di New York si colloca al terzo posto. In termini quantitativi in cima alla classifica c’è la mozzarella con 1,89 miliardi di chili all’anno, seguita dal Parmesan con 204 milioni di chili, dal provolone con 180 milioni di chili, dalla ricotta con 108 milioni di chili e dal Romano con 26 milioni di chili realizzato però senza latte di pecora.
“Si tratta della prima sfida che dovrà affrontare la nuova Commissione Europea guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen che dovrà gestire i complessi rapporti con lo storico alleato” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’evidenziare l’importanza di un rinnovato protagonismo dell’Italia per evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti per l’economia nazionale.
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