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Estero

Gli spedizionieri genovesi sognano il modello Amburgo per il cargo aereo

Giachero (Spediporto) auspica uno sviluppo sinergico fra aeroporto e porto con il coinvolgimento di un socio industriale con un adeguato network internazionale per passeggeri e merci

di REDAZIONE AIR CARGO ITALY
1 Aprile 2025
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Genova – “Una grande città, o meglio, una città che ha l’ambizione di tornare a essere grande e superba, ha bisogno di un aeroporto che sappia far mettere le ali alle sue ambizioni. Questo è uno dei temi che più sta a cuore alla nostra categoria e dove, come noto, abbiamo deciso di investire, insieme ad altre 20 aziende, nella gestione dei suoi magazzini cargo”.

Lo scalo aeroportuale, integrato con la zona logistica semplificata e con le banchine del porto, è il fulcro dei pensieri e dei desiderata di Spediporto, espressi dall’associazione degli spedizionieri genovesi durante la sua assemblea annuale alla quale hanno preso parte anche i tre candidati a prossimo sindaco della città (Mattia Crucioli, Pietro Piciocchi e Silvia Salis).

Il presidente di Spediporto, Andrea Giachero, ha posto come termine di paragone l’aeroporto di Amburgo “attivo soltanto dal 2016” e “situato a soli 5 km dal centro cittadino”, “confinante con il fiume Elba” e dove vengono movimentate annualmente “circa 150 mila tonnellate di merci, inserito in un contesto territoriale in cui operano 150 aziende logistiche, prevalentemente spedizionieri (mentre a Genova, come Spediporto, ne contiamo ben 300)”. Il vertice delle case di spedizioni genovesi ha sottolineato che “l’aeroporto di Amburgo è stato concepito per generare sinergie con il suo porto, sia per il traffico commerciale che turistico (Msc Cruises, Norwegian Cruise Line, Royal Caribbean Cruises, Silversea Cruises). Tali sinergie hanno consentito di sviluppare servizi focalizzati sulla movimentazione delle merci, potenziati dalla presenza di strutture doganali e veterinarie dedicate al traffico cargo, analogamente a quello che potrebbe avvenire a Genova”.

Per rilanciare l’aeroporto serve, secondo Giachero, “un socio industriale con un adeguato network internazionale, non solo passeggeri ma anche cargo. Su questo tema abbiamo bisogno di capire a che punto siamo nella ricerca di un nuovo partner dopo l’uscita di scena di Aeroporti di Roma” ha detto il presidente di Spediporto nella sua relazione. “Le nostra stime” per l’aeroporto di Genova parlano – ha proseguito – di un target che potrebbe arrivare tranquillamente a 3,5 milioni di passeggeri. È altrettanto rilevante prestare attenzione alle grandi opportunità derivanti dalla nascita di nuovi attori nel cargo aereo, molti dei quali localizzati in Asia, figli del fenomeno dell’e-commerce, altri in Africa (ben 56 negli ultimi anni), tutti parimenti interessati al ricco mercato dell’Europa con i suoi quasi 700 milioni di consumatori ad alta capacità di spesa”.

Gli spedizionieri portano anche un esempio concreto di sinergia e integrazione fra il porto, l’aeroporto e la nuova zona logistica semplificata. “Se trovassero conferma le notizie circa l’interesse di Piaggio a sviluppare nuovi avanzatissimi droni, quale sede migliore di Genova? All’interno dei magazzini aeroportuali adiacenti alle piste del nostro aeroporto, sapendo di poter contare su semplificazioni doganali garantite dalla Zona Doganale Interclusa della Zls. La fase di ingegnerizzazione beneficerebbe del 5G presente in Valpolcevera, la fase di approvvigionamento dei materiali, assemblaggio di componenti e realizzazione del prodotto potrebbe avvenire in sospensione di dazi e Iva per poi essere rivenduti all’estero o importati, comunque con enormi risparmi finanziari. Dobbiamo parlare all’industria italiana e internazionale mostrando queste opportunità a coloro che vogliono investire a Genova”.

Altri temi caldi per gli spedizionieri genovesi affrontati nella relazione dal loro presidente sono la guerra dei dazi innescata dall’amministrazione Trump e la burocrazia. Sul primo argomento Giachero ha evidenziato l’importanza che “l’Italia venga percepita come un paese non ostile ‘commercialmente’ agli Stati Uniti”, perché “la dipendenza da questo paese si è palesata con sempre maggiore evidenza. Nell’arco degli ultimi dieci anni, dal 2013 al 2022, le esportazioni italiane di beni e servizi verso questo mercato, al pari dell’interscambio bilaterale, hanno fatto costantemente registrare una tendenza positiva”. Le esportazioni italiane di beni “sono quasi raddoppiate, con un aumento del 73,9%, passando da 48,3 miliardi nel 2013 a ben 83,5 miliardi nel 2024. Quelle statunitensi sono cresciute del 47% dal 2013 ad oggi”.

Un’invettiva Spediporto l’ha riservata anche al costo e alle inefficienze generate dalla burocrazia. “È evidente che qualcosa va fatto, la burocrazia deve assistere imprese e famiglie favorendone crescita e sviluppo. Qui manca, da sempre, una vera cultura pubblica della riforma del sistema amministrativo. Sbandierata da tutti ma realizzata da nessuno” ha chiosato severamente Giachero.

N.C.

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