Giro di vite sull’import e-commerce tra le probabili misure del Trump 2.0
Gli analisti ritengono prosegua sull’impostazione già tracciata da Biden nel limitare l’applicazione del regime ‘de minimis’ alle spedizioni da meno di 800 dollari
Tra le misure con diretto impatto sulle spedizioni aeree che potrebbero essere introdotte dalla seconda amministrazione Trump, gli analisti hanno indicato come molto probabile la cancellazione della soglia minima di 800 dollari per l’applicazione di dazi alle importazioni di beni negli Usa.
Il tema è stato affrontato in particolare da Judah Levine, responsabile della ricerca di Freightos, che ad AirCargoNews ha detto di ritenere che vi sia una “forte possibilità” che questa venga implementata. Tanto più che una iniziativa simile era già stata prevista dall’attuale presidente Joe Biden (e una analoga, sebbene con una soglia ancora più bassa, come visto è allo studio anche nella Unione Europea) e che nel caso di Trump questa sarebbe ancora di più in linea con la politica di dazi ‘contro’ la Cina presentata durante la campagna elettorale.
Al riguardo, va ricordato che lo scorso settembre la Casa Bianca aveva puntato il dito contro quello che aveva descritto come un abuso dell’esenzione ‘de minimis’, evidenziando come negli ultimi 10 anni il numero di spedizioni in ingresso negli Usa sia cresciuto da 140 milioni a oltre un miliardo all’anno, rendendo “più difficile l’applicazione delle normative sanitarie, sul commercio e sui requisiti di sicurezza, sui diritti di proprietà intellettuale, sulla protezione dei consumatori” così come la possibilità di bloccare l’ingresso nel paese di droghe sintetiche o di materiali e macchinari per produrle.
In particolare l’amministrazione Biden aveva preannunciato l’intenzione di escludere dall’applicazione dell’esenzione alcuni prodotti ricompresi sotto le sezioni 201 e 301 del Trade Act del 1974 e dalla sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, in cui ricadono molte produzioni tessili e di abbigliamento provenienti dalla Cina. La Casa Bianca aveva inoltre richiesto un intervento del Congresso in questo senso evidenziando come queste iniziative avrebbero protetto la produzione interna.
Iniziative di questo tipo avrebbero anche condotte dalla amministrazione Trump avrebbero come target principale i pacchi e-commerce in arrivo dalla Cina, che si troverebbero non solo a dover pagare dazi più elevati ma anche a dover fronteggiare un iter burocratico più gravoso, che si tradurrebbe in tempi di consegna più lunghi e quindi in conclusione una minor appetibilità della modalità aerea.
Secondo l’attuale impostazione, ha evidenziato Levine, un pacco spedito dalla Cina agli Usa ha un tempo di recapito di 7 o 9 giorni. Con la caduta delle esenzioni, “potrebbe volerci una settimana o giù di lì solo per passare la dogana” e quindi “due o tre settimane in termini di tempi di consegna”.
Non solo. Le tariffe doganali, secondo l’analista, potrebbero inoltre non essere il costo più grande, dato che a queste si sommerebbero i necessari costi di deposito, stimato tra i 15 e i 50 dollari, un livello che metterebbe alla prova il modello di trasporto per via aerea di questi beni.
Benché la società di analisi Xeneta si sia detta convinta che il business dell’e-commerce continuerà nella sua marcia anche in caso di una stretta governativa, secondo Brandon Fried dell’AirForwarders Association l’attuale soglia de minimis è invece essenziale per sostenere la crescita del trasporto aereo.
Guardando allo storico, ovvero a quanto è accaduto nel 2018-2019 al momento della introduzione dei dazi per i prodotti cinesi nell’ambito della prima presidenza Trump, Levine ha predetto anche nel cosiddetto Trump 2.0 si possa assistere a un possibile picco di spedizioni aeree di export dalla Cina verso l’Usa nei mesi prima dell’entrata in vigore delle nuove tariffe, il quale sarà però seguito da una fase di calma dopo che la misura sarà stata implementata.
Levine ha aggiunto di ritenere possibile comunque un generale calo del volume di spedizioni e-commerce per via aerea. Un possibile scenario alternativo, in caso di una stretta Usa sull’import, sarà l’approntamento di magazzini e luoghi di stoccaggio da parte delle piattaforme del commercio elettronico direttamente negli Usa o in paesi prossimi come Canada e Messico. Questi verrebbero gestiti a quel punto con rifornimenti per via marittima, che permetterebbero agli acquisti e-commerce di restare competitivi sul fronte dei prezzi.
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