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Estero

Ghelardini (Savino Del Bene): “Pensiamo a riattivare un charter cargo settimanale dall’Italia al Nord America”

Il 2017 di Savino Del Bene nel settore delle spedizioni aeree si è chiuso con numeri in crescita in linea con un mercato che ha fatto un balzo di circa il 10% a livello mondiale secondo le prima statistiche di Icao appena rese pubbliche. Simone Ghelardini, Air Corporate Director del primo gruppo spedizionieristico italiano per dimensioni […]

di Nicola Capuzzo
23 Gennaio 2018
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Il 2017 di Savino Del Bene nel settore delle spedizioni aeree si è chiuso con numeri in crescita in linea con un mercato che ha fatto un balzo di circa il 10% a livello mondiale secondo le prima statistiche di Icao appena rese pubbliche. Simone Ghelardini, Air Corporate Director del primo gruppo spedizionieristico italiano per dimensioni e volume d’affari, spiega in questa intervista a AIR CARGO ITALY quali saranno i prossimi sviluppi dell’azienda nel mercato delle spedizioni via aerea.

Dott. Ghelardini come prima cosa facciamo un bilancio sul 2017: che anno è stato per Savino del Bene?

“Il 2017 in generale è stato un anno positivo, cresciuto in media del 10%, e noi di Savino Del bene siamo cresciuti in linea con il trend generale, anche se da novembre si è assistito a un picco di lavoro che prosegue ancora in questo mese di gennaio. Il mercato aereo è ripartito alla grande e in Italia come gruppo ci confermiamo fra i primi spedizionieri per volumi di merci. Come merceologie inizialmente eravamo partiti dal fashion ma ora siamo presenti in tutti i settori, compreso il farmaceutico e l’automotive”.

Anche per voi Malpensa e Fiumicino rappresentano gli scali principali in Italia?

“Sì, come aeroporti lavoriamo soprattutto con Malpensa e Fiumicino e poi qualcosa su Brescia e Venezia. Il discorso è che noi andiamo a imbarcare dove ci sono voli. Purtroppo in Italia non avendo una compagnia di bandiera in salute e avendo pochissime compagnie cargo, specialmente per gli Stati Uniti siamo spesso obbligati a portare le merci in Nord Europa se abbiamo necessità di spedire con voli cargo”. 

Che percentuale di merce parte dall’Italia?

“Su tutto quello che spediamo il 30-40% parte dall’Italia, tutto il resto va in Nord Europa. Questo è un problema che anche in sede di Anama (Associazione Nazionale Agenti Merci Aeree), di cui sono vicepresidente, cerchiamo di affrontare ma non è un problema che può risolvere la nostra categoria. Lo spedizioniere va dove ci sono voli disponibili. È un problema di mercato locale purtroppo. Un aeroporto in Nord Europa raccoglie merce da tutto il continente mentre un volo che parte dall’Italia difficilmente attrae carico da altri paesi”.

Per Savino Del Bene il Nord America è il mercato principale?

“Sul Nord America lavoriamo molto anche se non è più preponderante, attualmente pesa per circa il 50% sul totale delle spedizioni che curiamo in export dall’Italia. Su 31 milioni di chilogrammi che facciamo in export, per il Nord America (che include Usa, Messico e Canada) il totale è di circa 15 milioni. L’import verso l’Italia è di circa 10 milioni, anche se in quel caso il mercato di riferimento è ovviamente la Cina perché tutte le produzioni sono lì”.

Il 2018 è iniziato bene com’era finito l’anno appena trascorso?

“Il picco di lavoro sta continuando anche in questo mese di gennaio. Aumentano soprattutto i traffici in export con le problematiche però che da gennaio in poi i voli passeggeri vengono ulteriormente ridotti perché ci sono meno passeggeri che volano e quindi le compagnie aeree tolgono capacità. Alitalia ad esempio ha cancellato dall’Italia i voli verso Los Angeles, Boston e quello sul Messico, Air Canada ha tolto quello per Toronto e compagnie americane, fra cui American Airlines, United Airlines e Delta Airlines riducono ulteriormente i voli che già sono scarsi durante la stagione invernale. Le compagnie aree seguono il mercato dei passeggeri, il cargo per loro è un qualcosa in più, e parallelamente compagnie full cargo ce ne sono sempre meno.

Per queste ragioni molti spedizionieri sono costretti a mandare le merci negli aeroporti di Lussemburgo, Parigi e Amsterdam dove vengono raccolti volumi importanti di merce da spedire via aerea”.

Per questo avete organizzato diversi voli charter diretti in Nord America nelle ultime settimane, non è così?

“Sì, recentemente abbiamo fatto diversi charter, anche dalla Cina per l’Italia per supplire alla mancanza di capacità. Tre li abbiamo fatti verso il Nord America a dicembre, due in import dalla Cina e altri due in export verso la Cina. In totale sette charter da metà dicembre fino alla settimana scorsa”.

Avete in previsione di farne altri a breve?

“Se capiterà l’occasione sì. Alcuni di questi sono stati fatti per grossi clienti che avevano necessità di spedire urgentemente volumi consistenti di merce. Stiamo lavorando per mettere a regime un volo charter con frequenza settimanale per gli Stati Uniti dall’Italia, probabilmente da Malpensa.  

Lo avevamo già fatto per cinque anni (dal 2003 al 2008) un charter Pisa – New York che partiva tutti i fine settimana. Prima avevamo iniziato con una società di charter, poi con Emirates e poi con Alitalia.

Il problema è il costo perché nel 2008 i noli crollarono e non era più conveniente, come non era più conveniente a fine anno scorso fare charter perché anche il noleggio dell’aereo segue la legge di domanda e offerta. Ora la domanda di charter sembra essere leggermente in calo dopo che nei mesi scorsi c’è stata elevata richiesta di viaggi dalla Cina verso l’Europa e verso gli Stati Uniti. I prezzi però sono ancora superiori a un nolo di linea anche se quelli su New York ora stanno salendo e quindi la forbice con il costo del charter si accorcia”.

Come spiegare ai clienti queste particolari dinamiche del mercato?

“Noi dobbiamo dare risposte ai clienti che ci chiedono spazi per spedire prodotti. Le compagnie aeree passeggeri che fanno anche cargo (per intenderci quelle come AirFrance Klm, Cathay Pacific, Lufthansa e altre) dove hanno potuto hanno tolto molti voli cargo perché naturalmente i soldi li fanno nel business passeggeri. Succede quindi che ci sono sempre più voli passeggeri, questo aiuta il mercato se gli aerei hanno capacità di trasportare anche merci, ma il problema è che la frequenza dei voli e le linee d’inverno vengono ridotte mentre i nostri clienti spediscono tutto l’anno.

Poi se un quantitativo limitato di merce si imbarca su un aereo passeggeri ha un costo, ma se un cliente mi chiede di spedire 100 metri cubi li devo imbarcare su un volo cargo che costa il doppio, anche se è un servizio di linea. Il cliente però pensa che dando allo spedizioniere più merce dovrebbe spendere meno dunque non sono situazioni facili da far comprendere anche al mercato”.

Nicola Capuzzo

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