Fedespedi bussa alla Commissione Europea contro il contributo Art
La federazione ribadisce di ritenere che non debba esserci forma di regolazione sull’attività di spedizione
“L’attività di spedizione non è soggetta ad alcuna limitazione in termini di libera circolazione dei servizi e di concorrenza e, dunque, non c’è forma di regolazione da applicare al settore: registriamo, infatti, l’assenza dell’esercizio delle competenze regolatorie di Art sull’attività di spedizione”. In una nota, il presidente di Fedespedi Alessandro Pitto ha voluto ribadire la posizione della federazione sul tema a seguito del recente pronunciamento con cui il Tar del Piemonte ha respinto l’istanza di sospensione (con l’obiettivo di annullarla nel merito) della delibera con cui l’authority aveva previsto l’assoggettamento delle società di spedizioni al pagamento del contributo Art.
La disciplina che regola l’authority, ha proseguito il vicepresidente di Fedespedi con delega agli affari legali, Ciro Spinelli, “in particolare il sistema di contribuzione in ultimo come definito dalla Delibera n.194/2023, è sospettata di violare i principi unionali fissati agli articoli 56 e 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea con riguardo alla libera prestazioni dei servizi e alla non discriminazione di mercato”. Da qui la decisione della federazione di intervenite anche presso le istituzioni europee, con denuncia alla Commissione Europea per “inadempimenti del diritto europeo”.
“Il contributo del settore dell’autotrasporto, escluso definitivamente dall’ultima delibera Art, è stato sostituito dal contributo richiesto alle imprese di spedizioni” ha poi concluso Pitto, secondo il quale sull’obbligo contributivo per il 2024 impatta il livello record di fatturati delle imprese di spedizioni nel 2022 (anno di riferimento per quello corso), pari a oltre 30 miliardi di euro per via della “dinamica esplosiva della domanda di trasporto e dell’inflazione registrata nel post-pandemia”.
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