Sulla rotta Asia – Europa la ripresa si fa attendere
Sulla tratta permangono una carenza di capacità belly cargo e una quota importante di spedizioni acquistate sul mercato spot
Mentre per le spedizioni aeree transatlantiche la ripresa è arrivata, per quelle tra Asia ed Europa si dovrà ancora aspettare. Raccogliendo previsioni di società di analisi e spunti di operatori attivi sulla tratta, Air Cargo News ha offerto uno spaccato dello stato attuale di questo mercato e delle sue possibili evoluzioni nel breve e medio periodo.
Cominciando con la situazione degli ultimi mesi la disamina evidenzia come, nel quarto trimestre del 2022, secondo Xeneta, rispetto allo stesso periodo di un anno prima la disponibilità di stiva sia cresciuta in modo lieve (+3%) restando al di sotto (-18%) di quella pre-pandemica, dato anche il gap di stiva belly, pari nell’ultimo periodo al 32% del totale (contro il 55% del 2019). Più di altre, la tratta ha subito gli effetti della guerra in Ucraina, che ha fatto schizzare in alto in particolare le tariffe da e per le aree del Nord Est asiatico, soprattutto per effetto dei rincari del carburante e l’allungamento delle rotte. Il declino dei noli cui si assiste ora, secondo gli analisti, è inferiore a quello visibile sulla tratta con gli Stati Uniti. Un altro dato significativo è che la quota di mercato assorbita dai noli spot, rispetto a quelli delle spedizioni gestite tramite accordi di lungo periodo, sia pari al 47% del totale (contro il 42% dell’ultimo trimestre del 2021 e il 33% del pre-pandemia), segno di una incertezza del mercato e di un approccio attendista da parte degli operatori.
Ma quando arriverà dunque l’attesa ripresa? Secondo Kelvin Leung, amministratore delegato di Dhl Global Forwarding Asia Pacific, questo potrebbe verificarsi nella seconda metà del 2023, momento in cui si arriverà a un consolidamento duraturo dei volumi. La stessa Xeneta, pur riscontrando le prime riaperture della Cina, stima che questa non si vedrà ancora nel primo trimestre di quest’anno.
Sul recupero di volumi trasportati lungo questa rotta inciderà però anche l’andamento del trasporto marittimo, tornato a essere conveniente e affidabile. Il trasferimento di traffici tra le due modalità osservato negli anni scorsi è ormai storia passata secondo Tom Owen, direttore cargo di Cathay Pacific, che si è detto però convinto che potranno continuare a trarre vantaggio dalle spedizioni aree alcune merci quali “l’elettronica, l’abbigliamento, i vaccini e altri prodotti correlati”.
Proprio le azioni della compagnia di Hong Kong, messa fuori gioco a lungo dalle restrizioni anti-covid delle autorità locali, potranno però influire in modo determinante sull’andamento di questo mercato. In particolare il vettore, che opera voli verso varie destinazioni europee, ha spiegato di voler aggiungere Londra al suo network, verso la quale vorrebbe gestire “quattro o cinque voli al giorno entro la metà dell’anno”. Sui traffici di Cathay continuerà a pesare positivamente la reintroduzione di collegamenti passeggeri con la Cina continentale – ora raddoppiati rispetto alla metà di gennaio – che permetterà a Hong Kong di tornare a rappresentare un hub per l’export delle merci prodotte in Cina verso il resto del mondo, anche nel comparto pharma grazie all’apertura del nuovo terminal intermodale dedicato a Dongguan che consente il trasporto via mare nello scalo aereo.
Riguardo in particolare i collegamenti Asia – Europa, Owen ha aggiunto di sperare che Cathay possa tornare entro la fine dell’anno a dislocare l’80% della capacità che era presente nell’era pre-Covid, anche grazie alle sinergie con i partner Lufthansa e Swiss con cui punta a crescere nel Vecchio Continente. Relativamente alla perdita di forza della Cina come centro manufatturiero mondiale a favore dei paesi vicini, il manager si è infine detto scettico. Il paese, secondo Owen, rimarrà cioè “una fonte vitale nelle supply chain nonostante le richieste di un approvvigionamenti più vicini”.
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