Impennata del load factor globale in aprile
Secondo IATA lo scorso aprile si è avuta la maggior crescita mai osservata del load factor aereo, pari a un aumneto di 11,5 punti percentuali. Più di altri, è questo il dato che fotografa perfettamente lo stato attuale del settore, alle prese da un lato con un calo verticale della domanda ma allo stesso tempo […]
Secondo IATA lo scorso aprile si è avuta la maggior crescita mai osservata del load factor aereo, pari a un aumneto di 11,5 punti percentuali. Più di altri, è questo il dato che fotografa perfettamente lo stato attuale del settore, alle prese da un lato con un calo verticale della domanda ma allo stesso tempo con una diminuzione ancora più marcata della capacità disponibile.
Le rilevazioni dell’associazione mostrano infatti come la domanda di trasporto nel mese sia scesa del 27,7% (e del 29,5% per le sole rotte internazionali). Al contempo, la ‘stiva’ globale, misurata in ACTK (available cargo tonne kilometers) si è però contratta del 42%: un risultato che è il frutto del crollo del 75% della capacità degli aerei passeggeri, solo in parte compensato dall’aumento del 15% di quella offerta da mezzi freighter. L’offerta, insomma, non riesca a stare al passo della domanda.
Per quel che riguarda in particolare l’Europa, i dati mostrano come rispetto alla media globale il calo della domanda sia più marcato (-33,7%), e lo stesso avvenga anche per l’offerta di capacità (-48,8%). Simile invece l’aumento del load factor, che è di 14,8 punti percentuali, per un livello finale del 64,8% (la media globale è del 58%).
“Le compagnie stanno dispiegando quanta più capacità possibile, anche attraverso charter e l’uso delle cabine passeggeri per il trasporto di merci” ha commentato Alexandre de Juniac, direttore generale e amministratore delegato di IATA. “I governi devono continuare ad assicurare che queste linee di approvvigionamento essenziali restino aperte ed efficienti”. Dopo aver elogiato quello che hanno risposto con “velocità e chiarezza, De Juniac ha criticato l’operato di alcuni esecutivi “in particolare in Africa e in America Latina” per avere frapposto ostacoli burocratici che non permettono all’industria di rispondere in modo flessibile alle esigenze del mercato.
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