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Pubblicato il Rapporto Export 2021 sull’Italia di SACE
Il 2021 si conferma come un anno di transizione caratterizzato da un forte rimbalzo dell’economia globale che, seppur con velocità variabili nei diversi mercati di destinazione, apre importanti opportunità per l’export italiano che torna così su quel sentiero di crescita interrotto dalla profonda recessione dello scorso anno. Nel 2021 e negli anni successivi, infatti, l’export […]
Il 2021 si conferma come un anno di transizione caratterizzato da un forte rimbalzo dell’economia globale che, seppur con velocità variabili nei diversi mercati di destinazione, apre importanti opportunità per l’export italiano che torna così su quel sentiero di crescita interrotto dalla profonda recessione dello scorso anno. Nel 2021 e negli anni successivi, infatti, l’export del Made in Italy vivrà una ripresa ‘a macchia di leopardo’ con una crescita rapida in alcuni mercati, di mero recupero del terreno ‘perso’ nella crisi in altri e di risalita più lenta in altri ancora. E’ quanto emerge dal Rapporto Export 2021 dell’Ufficio Studi di Sace e dal titolo “Ritorno al futuro: anatomia di una ripresa post-pandemica” presentato oggi.
Il generale miglioramento delle prospettive macroeconomiche si riflette in una minore incertezza generale e, secondo le stime di Oxford Economics, il Pil globale è atteso avanzare di circa il 6% nel 2021, recuperando la contrazione del 2020. Dal 2022, il sentiero di crescita è previsto stabilizzarsi su ritmi più contenuti. In questo contesto, Sace stima un rimbalzo dell’11,3% delle esportazioni italiane di beni in valore, che permetterà già nel 2021 un pieno ritorno ai livelli pre-pandemia. Le vendite di beni Made in Italy raggiungeranno, infatti, quota 482 miliardi di euro, per poi continuare ad aumentare del 5,4% nel 2022 e assestarsi su una crescita del 4%, in media, nel biennio successivo. Tale ritmo, superiore di quasi un punto percentuale al tasso medio pre-crisi (+3,1%, in media annua, tra 2012 e 2019), consentirà di raggiungere nel 2024 il valore di 550 miliardi di euro di esportazioni di beni. Questa considerevole performance sarà raggiunta anche grazie agli ingenti programmi di ripresa (come il Next Generation Eu in Ue e il piano infrastrutturale negli Usa) che genereranno una domanda aggiuntiva. Quanto all’export italiano di servizi, maggiormente colpito dalle misure restrittive legate alla pandemia con impatto negativo soprattutto sul turismo, è atteso un recupero solo parziale nel 2021 (+5,1%). La vera e propria ripresa avverrà nel 2022 quando l’export di servizi tornerà ai livelli del 2019, grazie a un incremento del 35,1%. La crescita proseguirà anche nel biennio successivo a un ritmo medio del 5%, toccando i 120 miliardi di euro alla fine dell’orizzonte di previsione.
Le Olimpiadi dell’export: tendenze e destinazioni
Nell’anno delle Olimpiadi, in occasione del Rapporto Export 2021, Sace ha classificato le principali destinazioni del Made in Italy sotto forma di medagliere, tenendo conto di geografie già consolidate e di altre tuttora poco presidiate, in funzione della capacità di recupero delle esportazioni di beni in valore già completa nel 2021 e della loro dinamica più o meno intensa prevista negli anni successivi. Sace ha assegnato quindi la medaglia d’oro ai Paesi dove il nostro export ha recuperato prontamente e rimarrà dinamico negli anni successivi, l’argento a quelli dove tornerà sui livelli pre-crisi già quest’anno, ma procederà poi a ritmi più contenuti, per chiudere con il bronzo ai Paesi che nel 2021 non avranno ancora recuperato i valori pre-crisi, pur continuando a mantenere prospettive positive di crescita in un orizzonte temporale più ampio. Infine, ai piedi del podio alcuni mercati verso cui il nostro export non recupererà i livelli pre-crisi nel 2021 e registrerà una crescita molto più contenuta negli anni successivi a causa di assetti politico-istituzionali incerti, limitazioni commerciali collegate a quadri sanzionatori internazionali oltre ovviamente agli impatti economico, sanitari e sociali della pandemia.
Oro | Argento | Bronzo | |||
Paese | Export italiano 2020 (€) | Paese | Export italiano 2020 (€) | Paese | Export italiano 2020 (€) |
Germania | 55,7 mld | Francia | 44,7 mld | Regno Unito | 22,4 mld |
Stati Uniti | 42,5 mld | Paesi Bassi | 11,3 mld | Spagna | 20,4 mld |
Svizzera | 25,2 mld | Brasile | 3,6 mld | Austria | 9,2 mld |
La medaglia d’oro per aver mantenuto un’attività economico-commerciale dinamica, va alle vendite italiane di beni in Germania, primo mercato di sbocco per il nostro Paese, che cresceranno a doppia cifra nel 2021 grazie al traino dei beni di investimento e intermedi. A seguire gli Stati Uniti, terzo mercato italiano e primo extra UE, con un tasso di crescita dell’11% nel 2021. Si consolida il ruolo di hub logistico internazionale per la Svizzera che contribuirà in particolare la crescita attesa dei beni di consumo, soprattutto del tessile e abbigliamento (+11,1%). Un recupero simile è previsto anche in Giappone (+14,3% nel 2021), mercato sempre più vicino all’Italia sulla scia dell’accordo di partenariato economico con l’Ue in vigore dal 2019. Nonostante le tensioni politiche degli ultimi anni, la Russia solo in parte intaccata dalla pandemia, resta una destinazione significativa per l’export italiano vista la solidità economica, il debito pubblico contenuto e le importanti riserve valutarie. Sarà la meccanica strumentale a trainare le esportazioni italiane verso Mosca (+18,7%). Spicca la crescita del 15,5% attesa per il 2021 del nostro export verso il Canada, trainata soprattutto dalle dinamiche favorevoli di meccanica strumentale (+19,6%) e gli alimentari e bevande (+11%). Altra medaglia d’oro per la Polonia che manterrà alta la domanda di prodotti alimentari e bevande. Chimica e metalli hanno guidato la performance in Cina dello scorso anno, ma nel 2021 supererà i 14 miliardi di euro nel 2021 e l’accelerazione delle vendite verso Pechino sarà trainata in particolare da moda e arredamento. Anche la Corea del Sud ha saputo contrastare gli effetti della pandemia, diventando il terzo mercato nella regione e i beni di consumo, che valgono oltre il 40% delle nostre esportazioni, guideranno la ripartenza (+16,1%), grazie soprattutto al tessile e abbigliamento che rappresenta un quinto delle nostre vendite nel Paese, riflesso dell’apprezzamento da parte dei consumatori coreani per l’alta moda italiana. In Vietnam si confermano positive le dinamiche attese per l’export dell’Italia (+16% nel 2021) e anche in Taiwan (+7,5% nel 2021). Altro mercato strategico sul podio è quello degli Emirati Arabi Uniti, verso cui l’export crescerà quest’anno del 15% grazie alla meccanica strumentale che beneficerà dei piani di diversificazione del Governo per diventare un hub manifatturiero.
La medaglia d’argento dell’export va ai Paesi che, secondo le previsioni Sace, torneranno sui livelli pre-crisi nel 2021, proseguendo poi a ritmi più contenuti. Come la Francia, secondo mercato di destinazione, spinta anche dalla robusta ripresa della domanda interna nei settori automotive e costruzioni, tra cui il progetto “Grand Paris Express”, il più grande piano infrastrutturale europeo in essere da 35 miliardi di euro, che comprenderà una linea metropolitana automatizzata attorno a Parigi, per collegamenti tra periferia e centro, aeroporti compresi. Argento anche per i Paesi Bassi, con un ruolo cruciale della meccanica strumentale e per una delle maggiori economie dell’America Latina, il Brasile, che recupererà nel 2021 grazie alla performance della meccanica strumentale (+10,2%), i mezzi di trasporto (+19,3%, in particolare automotive) e gli apparecchi elettrici. In Arabia Saudita si prevede quest’anno una crescita del 9,6% con buone prospettive per chimica e metalli, che insieme valgono quasi mezzo miliardo di euro di beni, i metalli in particolare saranno trainati dalle infrastrutture e costruzioni, che sono al centro dei due ingenti programmi di diversificazione voluti dal principe ereditario, “Vision 2030” e “Shareek”. A questi si aggiungono i piani di privatizzazione e ammodernamento della sanità nell’ambito dell’iniziativa “E-Health Strategy”, che prevede circa 18 mld di euro di investimenti annuali per strutture e apparecchiature sanitarie, con opportunità rilevanti per le imprese italiane. E poi ancora per la Malesia i cui prodotti elettronici spingeranno la crescita a due cifre dell’export italiano; il Cile, alle prese con una fase di mutamento politico, dinamismo dell’economia elevato e l’import dall’Italia farà segnare quest’anno +13,2%; il Marocco grazie agli investimenti nel settore energetico e delle rinnovabili. Il Senegal continuerà a esprimere buone potenzialità nell’area Subsahariana soprattutto con meccanica strumentale (+19,2%) e raffinati (+13%) ed i programmi di sviluppo in Ghana – con risvolti positivi anche sulle PMI attive come subfornitrici nelle filiere – faranno da volano per le nostre esportazioni nel 2021 (+15,4%) ed è tra l’altro tra le poche destinazioni ad aver segnato un andamento positivo anche nel 2020.
In testa tra i Paesi con la medaglia di bronzo troviamo il Regno Unito, i cui effetti derivanti dall’uscita dall’Ue nonostante il raggiungimento di un accordo in extremis non permetteranno di recuperare i livelli pre-crisi prima del 2023. Nella categoria del terzo gradino del podio ci sono i paesi in cui il nostro export nel 2021 non avrà ancora recuperato i valori pre-crisi, registrando una dinamica debole della domanda di beni Made in Italy per via degli impatti sanitari della pandemia e delle sue ricadute economiche come sta succedendo all’India, con ripercussioni anche sull’export italiano nel Paese comunque previsto in crescita dell’11% nell’anno in corso dopo il -23,9% del 2020. Il Perù è in assoluto il Paese con la maggiore mortalità al mondo da Covid-19, ma recupererà lentamente grazie ai metalli e a gomma e plastica; stessi settori sui quali punterà il nostro export in Messico. Il Sudafrica, nostro primo mercato di destinazione nell’area Subsahariana, ha risentito della pandemia sia in chiave sanitaria che economica, complice la lentezza della campagna di vaccinazione. Le conseguenze della pandemia sul settore turistico, che rappresentava circa il 20% del Pil nel periodo pre-crisi, hanno impattato la Thailandia e questo si riflette anche sull’export italiano che, nonostante la crescita dell’8,8% prevista per quest’anno, riuscirà a recuperare i livelli pre-crisi non prima del 2022.
Evoluzione della pandemia e scenari alternativi
In un contesto di incertezza ancora elevata, seppure in calo, l’Ufficio Studi di Sace ha elaborato due scenari di previsione alternativi rispetto allo scenario base: il primo ipotizza uno shock positivo sulla fiducia mondiale, favorendo una ripresa più robusta; e l’altro peggiorativo in relazione all’efficacia dei vaccini e alla comparsa di nuove varianti del Covid-19 con maggiore capacità di trasmissione.
Il primo, definito come confidence boost, ipotizza la crescita economica globale più intensa sia nel 2021 che nel 2022, ma l’accelerazione proseguirebbe nel biennio successivo a ritmi minori e in linea con le previsioni dello scenario base. Il valore delle esportazioni italiane di beni nel 2021 segnerebbe +14,7%, pari a 3,4 punti percentuali in più rispetto allo scenario base. Dinamica più accentuata nel 2022 (+3,7 punti percentuali) e al termine dell’orizzonte di previsione il nostro export potrebbe arrivare a superare i 577 miliardi di euro contro i 550 previsti dalla baseline.
Nel secondo scenario, “nuove varianti”, seppur con una minore probabilità di accadimento, la ripresa dell’economia globale rallenterebbe inevitabilmente con un ritorno alle misure restrittive di contenimento del contagio e un deterioramento della fiducia di imprese e famiglie. Questo scenario prevede una crescita iniziale più ridotta seguita da un calo marcato rispetto al modello base. Le ripercussioni sul valore delle esportazioni italiane di beni sarebbero significative e concentrate prevalentemente nel prossimo anno. In questo scenario la crescita delle nostre esportazioni sarebbe più limitata quest’anno (+7,2%) e pressoché nulla nel 2022. Il pieno recupero delle vendite Made in Italy nei mercati esteri sarebbe quindi rimandato al 2023.
Non solo export: la ripartenza delle imprese italiane passa per il Pnrr
Costruire nuove infrastrutture, reti stradali e ferroviarie, digitalizzare e sburocratizzare la Pubblica Amministrazione, sviluppare reti internet ultraveloci e stimolare la transizione ecologica: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è un’occasione unica per la ripresa post-Covid e lo sviluppo del nostro Paese. Per tale motivo, quest’anno il Rapporto Export di SACE si arricchisce con la stima degli impatti economici di una piena realizzazione delle riforme strutturali annunciate e del loro mantenimento in un orizzonte di medio periodo. L’intensità della crescita del Pil italiano sarebbe più marcata lungo l’orizzonte di previsione, soprattutto nell’ultimo triennio; nel 2025 l’output nazionale aumenterebbe del 2,7% rispetto al modello base, come riflesso della spinta degli investimenti e delle riforme volte ad accrescere la produttività con ricadute positive sul PIL potenziale. Inoltre, le riforme strutturali del PNRR incrementerebbero anche la competitività delle imprese italiane attive sui mercati esteri: il livello delle esportazioni di beni, in valore, nel 2025 aumenterebbe infatti del 3,5% rispetto a quanto previsto nello scenario base. In questo contesto, SACE può giocare un ruolo a supporto dell’attuazione degli investimenti previsti dal Piano attraverso il suo mandato di intervento, recentemente ampliato, su progetti strategici relativi a economia circolare, mobilità sostenibile e digitalizzazione del settore produttivo e investimenti nel green, con linee di firma a garanzia delle diverse fasi di esecuzione delle commesse, oltre che creando spazi per schemi di partnership pubblico-privata.
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